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D’Attorre: a Conte dico: l’un per 100 di Renzi va trattato con rispetto

Alfonso Raimo - Huffington Post
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Mario Rossi - La Repubblica

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Intervista a Huffington post

di Alfonso Raimo

“Non lo dovete dire a me, o a Elly Schlein, chi è Renzi… Conosciamo l’interlocutore. Siamo sereni, ma non ingenui…”. Alfredo D’Attorre sa prendere le cose con leggerezza. La cosa gli riesce particolarmente bene non solo per la formazione – filosofica-normalista, ricercatore e poi docente universitario di filosofia del diritto – ma anche per le vicissitudini politiche. È stato tra i principali collaboratori di Pierluigi Bersani e quando al Nazareno arrivò Renzi, fu tra i primi a dire: “No, grazie. Non m’interessa”. Uscì dal Pd nel 2015, con due anni di anticipo rispetto alla scissione di Articolo 1. Ci è tornato con Elly Schlein. Oggi siede in segreteria nazionale. Lo interpelliamo reduce dalla maratona di Berlino. Quarantadue chilometri conclusi nonostante la caviglia malandata. Al di là dei tempi, la sfida era arrivare fino in fondo.

Mai arrendersi. Può essere un buon consiglio per il centrosinistra, alle prese con l’ennesimo psicodramma. Titolo: Renzi sì o Renzi no?

Dico la verità: a me pare tutto un po’ surreale. Cioè Renzi è stato molto rilevante fino al dicembre 2016. Anche io, nel mio piccolo, me ne sono occupato, ma quando c’era una partita reale. Ora la centralità di Renzi nel centrosinistra è stata superata dagli elettori, e da quasi un decennio. Parliamo di una forza dalla consistenza elettorale molto modesta. Se non vado errato, Italia viva alle europee si è presentata con altri 5 partiti, e tutti insieme hanno preso il 3,8 per cento. Credo che Iv da sola valga attorno all’1 per cento. Per questo penso che fare di questo tema una questione centrale è funzionale alla rendita di posizione di qualcuno. Sicuramente di Renzi, che torna a far parlare di sé come se avesse stravinto le elezioni europee. E anche di Conte, che immagina di ricavare una facile rendita di posizione dal no preventivo a Renzi. Detto questo, anche l’1% circa di Italia Viva va trattato con rispetto. E lo dico io che non sono sospettabile di simpatie renziane. Ma è appunto quello che propone Elly Schlein.

La segretaria è stata chiamata in causa dallo stesso Renzi. “Conte usa me per attaccare te”, le ha mandato a dire. Lei tace. Le si può intestare al massimo il mantra di sempre, il proposito di essere “testardamente unitaria”.  

Lei propone un metodo, l’invito a concentrarsi sui contenuti guardando al futuro e non al passato. Perché se guardassimo al passato, e ammettessimo nel centrosinistra solo quelli che hanno un passato immacolato, temo che saremmo destinati a rimanere abbastanza solitari. Guardare al futuro conviene a tutti. Nello specifico, per quanto riguarda il Pd il lavoro programmatico avverrà su un asse con una discontinuità molto profonda dalla stagione renziana. Mi pare scontato. Ma, ripeto, la cosa importante è che si sta stabilendo un metodo che vale per lui, come per tutti. Un confronto sulle questioni vere, sapendo chi sono gli interlocutori. Concentriamoci sulla politica estera, sull’Europa, sul fisco, sull’istruzione, sul lavoro. Parliamo di questo, non di Renzi.

Stiamo ai temi e guardiamo al futuro. Faccio un esempio. Sulla disciplina del lavoro, Schlein sostiene i quesiti della Cgil contro il jobs act. Renzi prepara un comitato per il no. Difficile raggiungere una sintesi…

Mi faccia fare una battuta: questo rassicura, nel senso che i comitati referendari di Renzi non producono grandi risultati di solito… e stavolta non riuscirà neanche ad avvicinarsi al 40 per cento dei consensi che ottenne nel 2016. La sfida al referendum è sulla partecipazione al voto, ma tra chi va alle urne sono certo che prevarrà la scelta di voltare pagina rispetto a posizioni che hanno precarizzato il mercato del lavoro in maniera eccessiva, ed economicamente non produttiva. Poi, il jobs act è già stato abbastanza smontato dalla Consulta. Una cosa è certa, sul tema del lavoro, il centrosinistra si presenterà alle elezioni con un impianto molto diverso dalla stagione renziana. Non vedo masse popolari accorrere per difendere il jobs act. Credo che Renzi si limiterà a riconoscere il risultato del voto.

Ma nella posizione di Conte – che dice ‘Renzi vuole distruggere il M5s’ – non c’è anche la diffidenza verso l’uomo che ha picconato il suo governo?

Il leader di Italia viva ha una fama di uno che riserva sorprese. Vedo che qualcuno ci spiega chi è Renzi dieci anni dopo… Sono anche preoccupazioni giuste, ma non devono essere spiegate a Schlein o ad altri come me, che siamo stati tra i pochi ad avere riserve su Renzi quando la stragrande maggioranza del centrosinistra lo sosteneva. Sono spiegazioni che con dieci anni di ritardo fanno sorridere. Detto questo, nessuno consegna a Renzi le chiavi del futuro centrosinistra, non ha la golden share, non ha poteri di veto, non ha centralità programmatica.

Provo a usare gli argomenti di Conte: voi giudicate affidabile Renzi sul piano della lealtà?

Conte ha ragione quando dice che l’alleanza si deve basare sulla lealtà e sulla coerenza rispetto agli impegni. Ma questo vale per tutti. Ripeto: bisogna essere esigenti sul piano programmatico nei confronti di tutti, ma bisogna fare lo sforzo di guardare al futuro. Se ci concentriamo sul passato non ne usciamo.

Faccio ancora l’avvocato del diavolo: non potevate avvertire Conte che facevate rientrare Renzi nel centrosinistra?

Ma Renzi non è rientrato da nessuna parte. Ha solo manifestato l’intenzione di confrontarsi con il Pd e con il centrosinistra a partire dal fatto che sono fallite le altre due prospettive a cui ha lavorato e cioè la costruzione del terzo polo e l’idea di poter diventare la costola moderata del centrodestra. Ha capito che gli rimaneva solo la strada del centrosinistra. Ora si tratta di avviare un lavoro programmatico esigente, senza aprire veti preventivi. Su questo, si dovrà misurare anche Renzi, e potrebbe risultargli non impossibile, visto che ha una minore resistenza di altri a cambiare le sue posizioni  È capace di liberarsi del suo passato con una certa leggerezza…

E se in Campania il leader di Italia Viva sostenesse De Luca?

Io confido in una soluzione con il concorso anche di De Luca. Sebbene con alcuni atteggiamenti si sforzi talora di far credere il contrario, si tratta di una persona intelligente e concreta. Sa benissimo che il terzo mandato non c’è, né giuridicamente né politicamente. Alla fine confido che coopererà alla soluzione, chiedendo un giusto riconoscimento per il lavoro svolto.

Conte dice che il centrosinistra ha tutto da guadagnare a tenere fuori Renzi, che fa perdere più voti di quanti ne porti. Per il Pd, il centrosinistra senza Renzi è competitivo?

Nessuno sa che cosa farà Renzi. Pensiamo a quante posizioni ha sviluppato negli ultimi tre anni, questo suggerisce che possono succedere ancora molte cose di qui alle prossime politiche. In molti conveniamo sul fatto che potrebbe essere utile una componente centrista e liberale nel centrosinistra. E nessuno riconosce a Renzi l’esclusiva rappresentanza di quell’area, ma nemmeno noi possiamo stabilire a priori il fatto che lui sia escluso. Peraltro, fino alle politiche ci saranno molte altre elezioni locali, che inevitabilmente avranno talora geometrie variabili, a seconda del quadro locale. Sarebbe saggio evitare di trasformare ogni competizione territoriale in un giudizio di dio sul futuro del centrosinistra nazionale.

Lavoro e democrazia. Per una legge sulla rappresentanza.

Il 25 novembre si è tenuta a Roma la prima iniziativa di Compagno è il Mondo. Sono intervenuti tra gli altri: Pier Luigi Bersani, Maria Cecilia Guerra, Elly Schlein, Arturo Scotto, Michael Braun, Cristian Ferrari, Michele Raitano, Alessandra Raffi.
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1 week ago

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Siamo già nella merda, altro che guerra Tutto grazie a politici di cacca

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