Pubblicato su La Stampa
di don Mattia Ferrari
L’udienza di venerdì scorso di papa Leone con le associazioni e i movimenti dell’Arena di Pace di Verona è stata come il ritrovo d una grande famiglia che viene ricevuta e benedetta dalla madre, la Chiesa. L’incontro, organizzato in particolare dal vescovo di Verona Domenico Pompili e dai Comboniani, ha visto la presenza di delegazioni delle più note associazioni cattoliche e laiche italiane che sono attive sui vari fronti sociali giustizia e pace. Si tratta di realtà che collaborano e camminano insieme, costituendo quel grande popolo di costruttori di pace. Erano presenti anche alcuni nostri “fratelli e sorelle maggiori” che da decenni guidano e accompagnano il nostro cammino, provenienti sia dalla Chiesa, come don Luigi Ciotti, padre Alex Zanotelli e Andrea Riccardi, sia dal mondo laico come Luciana Castellina. Erano presenti all’incontro anche Mediterranea Saving Humans e Refugees in Libya, le sorelle più piccole di questa grande famiglia, essendo nate rispettivamente nel 2018 e nel 2021.
Per capire il significato dell’incontro è bene ricordare che l’Arena di Pace di Verona dal 1986 è stata. una casa dove tanti cristiani e tante persone di buona volontà, accompagnate da don Tonino Bello, padre Turoldo, Rigoberta Menchù, si sono prese per mano per alzare insieme il grido della pace e sosteners nel loro impegno coraggioso. La partecipazione di papa Francesco e del vescovo Pompili l’anno scorso è stata un passo storico molto importante: la Chiesa ha assunto anche a livello istituzionale quel percorso. L’udienza di venerdì è stata un’ulteriore conferma di quel cammino. Partecipare è stato come sentire rinnovata la presenza in questa grande famiglia e vedere confermato l’accompagnamento materno della Chiesa.
Nel suo discorso, Leone XIV ha detto: «Vi incoraggio all’impegno e a essere presenti: presenti dentro la pasta della storia come lievito di unità, di comunione, di fraternità». La fraternità è proprio qel valore che papa Francesco ha invitato la Chiesa e il mondo a riscoprire e a far diventare principio di ordine sociale, politico, economico: quello che tutte le realtà presenti all’udienza provano a fare. Leone ha spiegato: «La fraternità ha bisogno di essere scoperta, amata, sperimentata, annunciata e testimoniata». È la continuazione del Magistero sociale di Francesco.
Nelle scorse settimane abbiamo visto un’attenzione spasmodica da parte di alcuni media a cercare qualunque segno di continuità o discontinuità tra il pontificato di Francesco e quello di Leone XIV, che è appena all’aurora. Questi tentativi mostrano un’insufficiente comprensione della natura della Chiesa e la proiezione su di essa di categorie che sono proprie di istituzioni civili e politiche, cosa che la Chiesa non è. C’è un aneddoto che è utile ricordare. Il segretario particolare di GiovanniXXIII, monsignor Loris Capovilla, che è stato un fratello maggiore per tutti noi, raccontava che quando papa Giovanni promulgò l’enciclica “Pacem in terris”, con cui la Chiesa si rivolgeva a tutte le persone di buona volontà e invitava a prendersi per mano e a costruire insieme la pace, arrivarono sulla sua scrivania telegrammi di ringraziamento e apprezzamento da tutto il mondo. Giovanni XXIII, vedendoli, affermò sereno: «Questo che abbiamo detto non è dottrina nostra: è dottrina di Gesù. Dovevamo parlare così».
In effetti nel testo confluiva tutta la Tradizione della Chiesa, che cresce nella storia. È cresciuta con Francesco, crescerà con Leone XIV e con i successori. Perché ad ispirarla e guidarla è Gesù, di cui sia Francesco sia Leone, come i loro predecessori, sono innamorati e sono discepoli fedeli, diventati padri per tutti noi per guidarci nel cammino del suo Vangelo.