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Scotto: i fascistelli di Gioventù nazionale cresciuti e coccolati da Meloni

Luca Pons - Fanpage.it
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Mario Rossi - La Repubblica

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Intervista a Fanpage

di Luca Pons

Gioventù Meloniana, l’inchiesta di Fanpage.it che ha svelato cosa succede davvero all’interno di Gioventù nazionale (l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia) ha sollevato l’indignazione di diversi esponenti del mondo politico, in Italia e anche a livello europeo. Arturo Scotto, deputato del Partito democratico, ha commentato: “Dovrebbe esserci una reazione di massa, una presa di distanza da parte del presidente del Consiglio rispetto ai suoi giovani, a quelli che lei ha promosso, ai deputati che lei ha portato in Parlamento e che frequentano questi giovani fascistelli”.

Onorevole, cosa pensa dei fatti mostrati nell’inchiesta di Fanpage.it?

L’inchiesta ci regala uno spaccato terrificante, sul quale non si può tacere. Quello che accade in questi giorni in Parlamento è molto grave, ma quello che avete rivelato delinea l’autobiografia della Gioventù nazionale (legata alla presidente del Consiglio di un Paese del G7), che non ha paura di dichiararsi fascista, di urlare ‘Sieg Heil’, di fare il saluto romano, di usare il saluto gladiatorio, di utilizzare epiteti razzisti, di cantare vecchie canzoni della Repubblica di Salò e del Movimento sociale. E che tra l’altro utilizza molto probabilmente anche fondi pubblici per rafforzare la propria organizzazione.

Che reazione si aspetta da Fratelli d’Italia?

Dovrebbe esserci una reazione di massa, una presa di distanza da parte del presidente del Consiglio rispetto ai suoi giovani, a quelli che lei ha promosso, ai deputati che lei ha portato in Parlamento e che frequentano questi giovani fascistelli. E invece purtroppo al momento non vedo uscite di sicurezza moderate da parte del centrodestra. Vedo solo timide operazioni di maquillage legate alla congiuntura internazionale. Occorrerà chiedere conto in Parlamento e nel Paese di quello che viene rivelato dal video di Fanpage. Non ci faremo intimidire.

C’è un collegamento tra i giovani che “non hanno paura di dirsi fascisti”, come ha affermato, e la presidente del Consiglio che invece in passato ha evitato più volte di dirsi antifascista?

Giorgia Meloni non ha mai avuto la forza di dichiararsi antifascista. Nemmeno quando ha commemorato Giacomo Matteotti ci è riuscita. Dall’inchiesta di Fanpage emerge in maniera chiara lo spaccato di una generazione il cui mito fondativo resta il fascismo. Compreso quello stragista degli anni Settanta. Ed è quella che la presidente del Consiglio ha allevato, cresciuto, coccolato. Sono i suoi figli legittimi, è il suo album di famiglia, è persino il suo esercito di riserva qualora i tempi del governo si dovessero fare più duri. Difficile prendere le distanze da un pezzo della propria constituency. Bisogna dire con forza che tutto questo è inquietante. Ho visto in circolazione in questi mesi troppi pezzi dell’élite cosiddetta liberale di questo Paese correre ad accreditarsi con grande disinvoltura verso palazzo Chigi. Capisco che non tutti siano di bocca buona, ma guardando quei video ogni persona che si considera democratica dovrebbe essere assalita quantomeno da un conato di vomito.

Nell’inchiesta non appaiono solo giovani, ma anche parlamentari ed esponenti di rilievo del partito. Anche loro condividono la responsabilità di quello che abbiamo riportato?

Ma secondo lei i parlamentari che frequentano quei luoghi, che salutano con il gesto del gladiatore questi ragazzi, non sanno nulla di quale sia la loro attività? Di quali inni cantano, di quali libri leggono, di quali gruppi musicali ascoltano? Gioventù nazionale di Roma è la forza trainante del partito, elegge amministratori e anche deputati, riempie le piazze, organizza militanza. Senza di loro FdI sarebbe molto più debole e molto meno radicata. Sanno tutto e li coprono.

Cosa dice, secondo lei, il silenzio di Meloni (per quanto impegnata al G7 in questi giorni) e del resto del suo partito sull’inchiesta?

Quel silenzio è assenso. Quel silenzio spiega che dopo un anno e mezzo di governo non c’è stata nessuna svolta moderata di FdI. Lo vediamo nel modo in cui governano il paese, umiliando il Parlamento e occupando tutto quello che si può occupare: dai Cda dell’ultima partecipata di Stato alla Rai, passando per i ministeri dove addirittura fanno entrare personaggi come Signorelli che cinguetta con i malavitosi e si lascia andare a commenti antisemiti. Loro sono quella cosa là. Nemmeno la fiamma hanno tolto, ma nel frattempo urlano “presente” in Parlamento – manco fossero ad Acca Larenzia – e colpiscono gli avversari politici in Aula. Talvolta anche passando alle mani.

Che clima si respira in questi giorni in Parlamento, dopo quanto avvenuto al deputato Donno?

Ho trovato singolare che molti organi di stampa, oltre ovviamente al processo verbale che abbiamo contestato in Aula, indicassero la vicenda del deputato Donno come una “rissa” o dei “disordini”, e non come una vera e propria aggressione. Ci sono i video: deputati che vanno dritti a colpire, alcuni con cazzotti visibili e altri con colpi probabilmente sotto la cintura. Anziché una condanna chiara e ferma da tutte le forze politiche, si sminuisce la vicenda parlando di una rissa. Ne derivano sanzioni che sparano nel mucchio, equiparano gli aggrediti agli aggressori, e sono sproporzionate rispetto all’accaduto.

Anche lei è stato sanzionato, con due giorni di sospensione.

Esatto, e io sono entrato in Aula quando Donno era già a terra. Certamente sono stato molto duro quando è accaduto un altro episodio gravissimo.

La X fatta dal deputato Furgiuele?

Mentre l’opposizione cantava Bella ciao, ha fatto il segno della Decima Mas. È una profanazione del Parlamento italiano, che nasce dalla Resistenza antifascista. Quelli della Decima Mas erano il battaglione infedele che aveva aderito alla Repubblica di Salò e si era macchiato di crimini immondi. Allora o i colleghi non conoscono la storia, oppure sanno benissimo di cosa stiamo parlando, e usano questi simboli per marcare una distanza rispetto alla Repubblica democratica e antifascista. Questo è molto grave.

Lei ha dichiarato di essere stato sanzionato perché è antifascista, e ha parlato del deputato Trancassini (FdI), che appare nella nostra inchiesta ed è un questore, quindi ha partecipato alla decisione sulle sanzioni. Lei ha detto “io dai fascisti non mi faccio giudicare”, e Trancassini ha annunciato che intende querelarla.

Vorrà dire che porterò – qualora si arrivasse in tribunale – i video di Fanpage come prova per quello che ho sostenuto. Dove quello che fa lui, e soprattutto chi frequenta, si vede benissimo. Io ho fatto il mio dovere di parlamentare protestando in maniera pacifica contro il gesto della Decima Mas in Parlamento mentre le opposizioni cantavano Bella ciao. Sono stato sospeso per ragioni politiche, dunque. Tra l’altro con un voto a maggioranza in Commissione: fatto non proprio secondario. Perché sono antifascista, evidentemente. È lecito dire che di fronte a queste sanzioni – che ovviamente devo rispettare e che non sono appellabili – trovo poco accettabile dover essere giudicato da fascisti? Se tutti noi oggi possiamo esprimere liberamente le proprie opinioni è perché c’è qualcuno che il 25 aprile del 1945 liberò il Paese dalla dittatura fascista. Non smetterò mai di ricordarlo. Anche ai colleghi di Fratelli d’Italia.

Lavoro e democrazia. Per una legge sulla rappresentanza.

Il 25 novembre si è tenuta a Roma la prima iniziativa di Compagno è il Mondo. Sono intervenuti tra gli altri: Pier Luigi Bersani, Maria Cecilia Guerra, Elly Schlein, Arturo Scotto, Michael Braun, Cristian Ferrari, Michele Raitano, Alessandra Raffi.
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