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Scotto: campo largo con Renzi? Sostenga il salario minimo

Cosimo Rossi - Quotidiano nazionale
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Mario Rossi - La Repubblica

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Intervista a Quotidiano nazionale

di Cosimo Rossi

«La destra non si batte con una formula magica, ma con un progetto di società alternativo e in discontinuità con lo stesso centrosinistra del passato». Arturo Scotto, deputato ex Articolo 1 in forza alla sinistra schleiniana, si augura perciò che Matteo Renzi prenda posizione sul salario minimo, visto che «non sempre è stato della partita» in tema di tutele del lavoro. I modi dell’accelerazione unitaria del leader di Italia viva, del resto, sollevano qualche diffidenza in tutto il Pd, compresa l’area riformista, che non vuol rimanere spiazzata. Mentre col M5s di Giuseppe Conte continuano a volar recriminazioni non esattamente distensive – «Mai firmato i decreti Salvini», rinfaccia Renzi -, dal Nazareno si aspetta dunque l’ex premier al varco e il vaglio delle sfide parlamentari.

Onorevole Scotto, ritiene che l’apertura di Renzi inauguri una dimensione nuova del campo largo? 

«Da un anno la segretaria Elly Schlein ha impostato la ricostruzione di un campo di forze progressiste alternative alla destra. Lo abbiamo fatto con grande generosità negli enti locali e in Parlamento, intorno a provvedimenti come il salario minimo, il congedo paritario, la sanità pubblica. Non sempre Renzi è stato della partita. Noi lavoriamo per un campo largo progressista, socialmente connotato, in discontinuità con lo stesso centrosinistra che aveva deregolamentato il mercato del lavoro».

Le questioni poste dai referendum della Cgil, insomma?

«Negli ultimi 30 anni si sono spostati 11 punti di Pil dai salari alle rendite. Il centrosinistra deve occuparsi di questo. Siamo il partito che più si è impegnato sul lavoro precario, intermittente, sottopagato: dando segnali importanti con la proposta sul salario minimo e la scelta della segretaria di firmare i referendum della Cgil».

Poi però si finisce sempre a misurare il perimetro necessario a vincere…

«Abbiamo vinto in molte amministrazioni comunali anche senza il contributo delle forze centriste: penso a Firenze e non solo. Penso che unirsi anche con forze d’ispirazione liberal-democratica sia un dovere patriottico rispetto a questa destra: quindi nessun veto posto né subito. Ma non possiamo ridurre tutto a un’operazione tattica, come sembra fare Renzi in base al principio di realtà che lo ha sempre animato. Bisogna dire in che direzione si va. A partire dal riconsiderare alcune scelte che hanno prodotto un divorzio tra la sinistra e un pezzo del suo popolo. Fare i conti coi propri fallimenti è un’autentica attitudine riformista».

E il richiamo all’unità contro la destra come in Francia non è l’attitudine più cara alla sinistra?

«In Francia la diga contro la destra non è mai crollata, e la desistenza del Nouveau Front Populaire l’ha dimostrato. In Italia quella diga è crollata 30 anni fa, perché la destra è stata sdoganata da Berlusconi e per la prima volta un’esponente che proviene dal Msi è a Palazzo Chigi. Per questo l’unità è fondamentale. Ma nella specificità italiana conta anche il come e per che cosa».

Ovvero?

«Il primo tema per me si chiama redistribuzione della ricchezza: quindi una nuova politica salariale, che non chiede solo la Cgil, ma persino il governatore della Banca d’Italia. Il secondo riguarda la qualità del lavoro: quindi i diritte e le tutele smantellate anche con il Jobs act. Il terzo sono i servizi pubblici universali, ovvero la sanità e la scuola. Il quarto è chiudere la partita dell’autonomia differenziata. Il quinto una transizione ecologica socialmente giusta. E aggiungo la grande questione della pace e del disarmo: non possiamo immaginare un’Europa che si condanni a un’economia di guerra».

Su questo andrebbe convinto per primo il Pd di questi tempi di guerra con la Russia…

«La pace non può essere un tabù a sinistra».

Lavoro e democrazia. Per una legge sulla rappresentanza.

Il 25 novembre si è tenuta a Roma la prima iniziativa di Compagno è il Mondo. Sono intervenuti tra gli altri: Pier Luigi Bersani, Maria Cecilia Guerra, Elly Schlein, Arturo Scotto, Michael Braun, Cristian Ferrari, Michele Raitano, Alessandra Raffi.
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L’Europa verso un’economia di guerra? Siamo qui perché crediamo che si possa ancora cambiare il corso delle cose, per questo nel titolo abbiamo messo un punto interrogativo. Anna Colombo apre i lavori del convegno dell’associazione Compagno è il mondo con Andrea Roventini, Peppe Provenzano, Arturo Scotto, nei prossimi giorni il video sarà sul canale YouTube.

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1 week ago
SALVA LA DATA
Giovedì 10 ottobre alle ore 15. Qui tutte le info per partecipare👇🏻👇🏻👇🏻

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3 weeks ago

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Siamo già nella merda, altro che guerra Tutto grazie a politici di cacca

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