Intervista a Il Tempo
di Edoardo Sirignano
«Ha ragione Schiein. Non devono esserci preclusioni e pregiudizi. Le alleanze con i liberali, però, si facciano sulle idee e non sui nomi. Renzi è molto divisivo e ha un passato che a sinistra non piace. A dirlo l’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco.
La sinistra italiana, dopo il risultato positivo delle europee, può spuntarla sulla maggioranza?
«Viviamo in una fase in cui le ricette tradizionali delle destre non funzionano più di tanto. Da qui, pero, al recupero di posizioni di sinistra il percorso è lungo e travagliato. Queste, infatti, vanno ancora definite. Devono fare i conti con le possibilità reali che esistono».
In questo contesto, come si sta comportando la segreteria Schiein?
«Con quest’esecutivo al Nazareno, rispetto a qualche anno fa, qualcosa si sta muovendo. La vera sfida, però, sarà intercettare quel 40 per cento che non va alle urne. È indispensabile dare l’impressione che qualcosa possa cambiare, non solo a parole. Soltanto così possiamo essere attrattivi. In generale, comunque, vedo una sinistra più dinamica».
Faccia un esempio…
«Una raccolta di firme cosi rapida sull’Autonomia differenziata è un segnale. Non è detto che la strategia della destra, basata sulle riforme, risponda a quanto voluto dai cittadini. Il rischio è che la maggioranza sia autoreferenziale e non intercetti cosa vogliono gli italiani. L’aggressione al potere giudiziario, come la legge Calderoli, non convincono del tutto. Ecco perché i progressisti hanno un’opportunità».
Giusto recuperare anche quel Renzi, che fino a ieri criticava il Nazareno?
«Mi ritrovo con la posizione di Schlein. Non devono esserci preclusioni e pregiudizi nei confronti di nessuno, Dopodiché se sono rose fioriranno. Detto ciò, Renzi è un profilo divisivo, con un passato recente che non piace a tutti, soprattutto a sinistra. Vedremo cosa succederà, ma in questo modo si rischia di dividere ulteriormente la coalizione. Le alleanze, a mio parere, si dovrebbero fare sui programmi, sulle cose da fare. È chiaro che le forze liberali debbano essere protagoniste della partita. Bisogna, però, rivolgersi agli elettori, non a Renzi o Calenda».
In questo modo non si rischia di compromettere pure l’accordo con il M5S?
«Assolutamente! Il problema è costruire un’alleanza che sia credibile con il programma e che abbia concrete possibilità di ottenere maggioranze. Sulla carta i numeri ci sono. Altro, però, è trovare nomi coerenti e spendibili per un progetto».