Intervista a La Stampa
di Luca Monticelli
Vincenzo Visco è stato più volte ministro delle Finanze dei governi di centrosinistra. A lui si devono le prime misure di tracciabilità finanziaria che hanno consentito all’Italia di contrastare l’evasione. Le misure varate per recuperare le somme sottratte al fisco gli costarono accuse e insulti: Silvio Berlusconi e la sua galassia mediatica lo soprannominarono “Dracula” perché «succhiava il sangue dei contribuenti». Perciò Visco dice di non essere affatto sorpreso dalla riforma fiscale del governo Meloni: «La destra non muore dalla voglia di contrastare l’evasione, la linea è sempre stata questa, è la loro visione».
Cosa ne pensa del concordato preventivo biennale approvato nell’ambito della riforma del Fisco?
«Chi aderisce mantiene la possibilità di evadere ed è garantito per due anni, rinnovabili».
Il parere del Senato fa saltare i paletti che il Mef aveva inserito per restringere l’accesso a questo strumento. E il governo si prepara a recepire le modifiche, perché?
«Il decreto legislativo di Leo limitava il concordato biennale ai contribuenti che avevano un indice 8 per quel che riguarda gli Isa. Quel voto è attribuito ai contribuenti che non evadono o evadono poco, quindi da subito ci si è chiesti che vantaggio avrebbero avuto ad aderire. O sono sbagliati i dati su cui si basa il punteggio, il che è possibile visto che la buna parte delle statistiche che vengono usate derivano dalle auto dichiarazioni. Oppure, sei dati sono giusti, l’adesione sarebbe stata bassa».
Quindi la maggioranza, d’intesa con l’esecutivo, ha deciso di ampliare la platea delle Partite Iva che possono accordarsi con l’Agenzia delle entrate congelando le tasse per due anni e scongiurando l’accertamento. È cosi?
«Il Senato ha esteso il concordato a tutti, anche a quelli che hanno un punteggio di affidabilità fiscale molto basso, e hanno messo pure un tetto del 10% come aumento massimo che si può proporre al contribuente. Questo assicura a chi aderisce di non essere considerato un evasore. Tutto ciò accade mentre i dati ufficiali dell’evasione dicono che gli autonomi evadono in media il 70% del loro fatturato. Siamo in una situazione abbastanza kafkiana. Non solo viene trascurata la dimensione dell’evasione di questi soggetti, si continua anche a proteggerli».
È una questione elettorale?
«È una visione del mondo, questo non è un governo che muore dalla voglia di contrastare duramente l’evasione, così come gli altri di centrodestra. Il concordato fu realizzato già in passato da Tremonti».
La premier Meloni e il vice ministro Leo lo chiamano “Fisco amico”.
«Sì, ma amico di chi?».