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Bersani: caro Conte, per allearsi bisogna volerlo

Andrea Carugati - Il manifesto
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Mario Rossi - La Repubblica

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Colloquio con Il manifesto

di Andrea Carugati

Faenza, nell’osteria con le pareti di pietra e i prosciutti che accolgono gli ospiti all’ingresso, Pier Luigi Bersani è seduto con al tavolo con una decina di amici di vecchia data. È di ritorno dalla Sardegna, dove ha fatto campagna per tre giorni al fianco di Alessandra Todde. «Siamo andati persino a Orosei, dove la destra è così forte che loro non vanno neanche a fare campagna: io e lei in una piazzetta, con due seggioline, c’erano 200 persone. I nostri dicono che non si era mai vista tanta gente per una iniziativa politica…».

SUL GRANDE TAVOLO ARRIVANO piadine e salumi di tutti i generi, bagnati dal Sangiovese di Romagna. «Sono cautamente ottimista, Todde ha fatto quasi 100 iniziative, la coalizione funziona, lei è stata molto brava, è competente e ama la sua terra, c’è della movida. Se non ci fosse in campo Soru potrei dire che ce la facciamo…». Bersani si ferma un momento. «Ormai l’idea che lui non può vincere ma può solo farci perdere è passata, e poi le condizioni della sanità sono pessime, nonostante ci sia un grande capitale umano di medici…la destra ha fatto un disastro ma resta una battaglia dura».

In attesa del possibile «risveglio» sardo, l’ex leader Pd risponde alle domande degli amici su Conte e Schlein: «Lui pensa che si possa marciare divisi per poi colpire uniti, ma io gliel’ho detto: “Uno squillo di tromba che dice che l’alleanza c’è deve arrivare subito, se perdiamo altro tempo alla fine dietro di noi troveremo un paese che un po’ si è rassegnato, un altro po’ si sarà adeguato per opportunismo». Insomma, «a forza di traccheggiare ci giriamo e quando deve partire l’assalto dietro di noi non c’è più nessuno».

I COMMENSALI ANNUISCONO. Lui sorride e allarga le braccia. «La Elly questa cosa l’ha capita, Conte non ancora. Ma per fare un’alleanza la prima cosa che serve è la volontà: l’Ulivo l’abbiamo fatto perché abbiamo deciso di farlo, mica sono state rose e fiori. Ti chiudi dentro in una stanza e ci stai tre giorni finché non trovi la quadra: si è sempre fatto così». Il dubbio serpeggia: ma l’avvocato sarà disposto a fare uno sforzo del genere?

Bersani tira dritto e affronta il nodo più difficile per i giallorossi, le armi all’Ucraina. «Io dico che sarebbe possibile trovare un’intesa anche su quello», spiazza tutti. E come? «Oggi tutti, anche i generali, hanno capito che non ci può essere una soluzione militare e che serve la politica. Abbiamo fatto bene a dare una mano all’Ucraina a restare in piedi, in grado di poter negoziare. A questo punto ritengo che gli aiuti vadano condizionati alla possibilità di poter dire la nostra sui negoziati. Cioè la decisione la prende Zelensky insieme a tutti quelli che gli stanno dando una mano. Nessuno, neppure la Meloni, pensa che si possa aprire una trattativa solo quando i russi saranno andati via. E allora noi, come Italia e come Europa, dobbiamo dire che serve subito un cessate il fuoco e l’inizio di un negoziato. Basta con l’idea che si combatte fino alla vittoria».

FANTAPOLITICA? «Su questa linea si trova un accordo tra Pd e M5S. Un’alleanza si fa partendo dalle cose che ci uniscono e rendendo compatibili quelle che ci dividono. Chi non la vuole fare è giusto che alla fine della frase aggiunga “e dunque sono disposto a tenermi la Meloni al governo per dieci anni”. Ma questa è una destra che non è moderata o sociale: non si addolcisce e non ripiega. Vi ricordate quel detto “se indietreggio uccidetemi”? Sono ancora quella roba lì».

E dunque «il resto del mondo deve trovare un accordo, anche Calenda se vuole. Bisogna che tutti mettiamo via i nostri peccati originali: i grillini il “vaffa” che è nato soprattutto contro il Pd, e io lo ricordo bene. E noi quella supponenza che per anni non ci ha fatto vedere che lì dentro c’erano anche persone e idee di sinistra che da noi non avevano trovato casa, come la Todde».

LA CENA SI AVVIA ALLA FINE, al teatro Sarti lo aspettano oltre 300 persone per presentare il libro dello storico Enzo Ciconte dedicato al 1992, anno cruciale della storia italiana. Domani sarà passato un anno dalle primarie che hanno incoronato Schlein. Bersani è soddisfatto del lavoro fatto? «Un po’ di risveglio c’è stato, non quanto servirebbe. La Elly ha capito le cose fondamentali, a partire dalla necessità di costruire l’alternativa: lo fa con generosità, non sempre ripagata dai potenziali interlocutori e non sempre compresa dentro il Pd. Poi sta cercando di riallacciare il partito alla vita comune delle persone, insistendo su temi come lavoro e sanità. E sta molto in mezzo alla gente, ha ripreso il contatto fisico che mancava».

PROMOSSA A PIENI VOTI? «Non si è fatto ancora abbastanza per ovviare a un difetto antico del Pd, la chiusura. Era così chiuso che non vedeva neppure quello che aveva a un metro dalla porta, la gente che se ne stava attorno e poi è andata a votare Schlein per chiedere un Pd più aperto. Questa cosa non è stata corretta, soprattutto sui territori». Bersani racconta dell’entusiasmo per Schlein che raccoglie incontrando gli studenti. «Lei ha questa possibilità di parlare alle nuove generazioni, ma anche a una parte dei nostri vecchi elettori che è meno entusiasta del nuovo corso. Mi hanno insegnato che il compito dei vecchi dirigenti è investire sui giovani, valorizzare le loro potenzialità e, se possibile, compensare i loro limiti: si è persa la convinzione che bisogna dare una mano…».

La sala applaude convinta. Sette anni fa lui se andò dal Pd con D’Alema e Speranza. In sala tanti dirigenti e militanti che erano in Articolo Uno e hanno ripreso la tessera: «Mah, alla fine non sono mai andato via davvero, son sempre stato lì a fare alleanze dappertutto, non è stato un ritorno traumatico», sorride. «Vorrei che il Pd del futuro non avesse paura della gente, imparasse a anche a prendersi delle contestazioni. E fosse in grado di discutere di più e meglio all’interno. L’ho detto a Elly: non aver paura di discutere anche quando non siamo tutti d’accordo…».

Lavoro e democrazia. Per una legge sulla rappresentanza.

Il 25 novembre si è tenuta a Roma la prima iniziativa di Compagno è il Mondo. Sono intervenuti tra gli altri: Pier Luigi Bersani, Maria Cecilia Guerra, Elly Schlein, Arturo Scotto, Michael Braun, Cristian Ferrari, Michele Raitano, Alessandra Raffi.
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