Intervista a Repubblica
di Gabriele Bartoloni
Alfredo D’Attorre, responsabile Università della segreteria del Pd, la ministra Bernini in un’intervista a Repubblica ha annunciato il superamento dei quiz per l’ingresso a Medicina e la loro sostituzione con un esame da svolgere alla fine di un corso di sei mesi. La convince come idea?
“Mi sembra che ci siano molti aspetti da chiarire. Non si capisce questo semestre aperto a tutti come dovrebbe funzionare. Ma il problema più grande è che attualmente gli atenei italiani non sono in grado di assorbire i 90 mila studenti che si iscrivono ai test medicina ogni anno. Non ci sono le aule, i laboratori, i docenti… Non vorrei che la proposta della ministra significasse spalancare ulteriormente le porte alle università telematiche, come leggo da qualche parte”.
Perché?
“Se gli atenei non dispongono delle risorse necessarie per far fronte alla mole di studenti che vorrebbero iscriversi a Medicina, non vorrei che si pensi di ridurre il primo anno solo a formazione online: sarebbe una toppa ben peggiore del buco. La formazione online presenta criticità molto forti, a maggior ragione per Medicina, e non garantisce certo una didattica di qualità”.
Ma ormai le università telematiche sono diffusissime.
“Rappresentano uno dei più grandi problemi del sistema universitario italiano: calano le immatricolazioni alle università tradizionali e aumentano quelle alle università telematiche, anche per i buchi del diritto allo studio. È una deriva che va assolutamente contrastata. Come Pd accentueremo la pressione sul ministero e Anvur per rafforzare i controlli e rendere più stringenti i requisiti per l’accreditamento delle telematiche. Non si può accettare che queste università diventino degli ‘esamifici’, che abbassano la qualità della didattica e delle prove, che offrono lauree facili e che rischiano di trascinare in basso tutto il sistema universitario. Non si può fare della formazione superiore un terreno dove prevalgono logiche di profitto”.
Tornando al progetto di Bernini: non è una buona notizia il tentativo di superare il numero chiuso?
“Non credo che sia realistico e serio proporre l’abolizione immediata di ogni meccanismo selettivo. Mi pare che non lo faccia neppure la ministra. È facile scagliarsi contro i test, che evidentemente non funzionano. Ed è altrettanto facile proporre l’abolizione del numero chiuso. Ma chi conosce l’università sa benissimo che l’abolizione tout court non è realizzabile”.
La ministra infatti parla di un processo da intraprendere con “gradualità”, ma nel frattempo c’è da affrontare la carenza del personale sanitario.
“Il vero collo di bottiglia, quello che determina la carenza dei medici, non è sul numero degli immatricolati, ma sul numero delle borse di specializzazione. In buona parte questo problema è stato risolto dal ministro Speranza e fortunatamente la ministra Bernini ha proseguito su questa strada”.
In generale è positivo che si stia pensando al superamento dei quiz?
“Si devono allargare gradualmente le immatricolazioni e, certo, bisogna prevedere una prova selettiva più sensata. I quiz non funzionano, come non ha funzionato anticiparli al quarto anno. Sbagliatissimo è stato abbandonare le famiglie nelle mani di agenzie private senza prevedere alcun percorso di formazione pubblica per i test gestito dalle università”.
Il Pd come si muoverà?
“Con Marina Sereni, responsabile Sanità, stiamo portando avanti un percorso di ascolto, che si concluderà il 16 gennaio con una riunione dei parlamentari dem. Proporremo una riforma che dovrà avere l’obiettivo di modificare la modalità della prova selettiva e di aiutare gli studenti nella fase di preparazione, che non può essere scaricata solo sulle famiglie, con costi economici pesanti e con il rischio di una selezione censitaria. Allo stesso tempo non bisogna mettere a rischio la qualità della formazione dei futuri medici con proposte demagogiche e improvvisate”.
Durante la conferenza stampa di fine anno la premier ha annunciato un piano straordinario per offrire più borse di studio agli “studenti meritevoli”. La convince?
“Peccato che questa proposta sia arrivata dopo che il governo ha deciso di bocciare tutti gli emendamenti del Pd alla legge di bilancio che puntavano ad intervenire sulle borse di studio. Tra le altre cose, in manovra non sono previsti i fondi necessari per evitare che si ripresenti il fenomeno degli idonei non beneficiari”.
Bernini sostiene che il governo abbia stanziato 36 milioni per questo problema
“Secondo i calcoli delle Regioni, sarebbero serviti circa 150 milioni di euro, solo per garantire l’adeguamento delle borse all’indice Istat. Ma questi soldi non ci sono e c’è il rischio, come successo negli ultimi anni in diverse Regioni, specie quelle governate dalla destra, vedi Veneto e Calabria, che molti idonei finiscano per non beneficiare delle borse di studio per mancanza di fondi”.
C’è anche il problema degli alloggi universitari: la ministra sostiene che il bando del Pnrr è finalmente pronto. Una buona notizia?
“Per come si sta gestendo il Pnrr, si rischia di disperdere quasi un miliardo di risorse in contributi che andranno a operatori privati e che avranno un impatto molto marginale. Bisogna dirlo con chiarezza: in buona parte questi soldi non saranno destinati alla realizzazione di nuovi alloggi pubblici ma a operatori privati che riceveranno dei soldi per ridurre del 10-15 per cento il costo delle camere. Un intervento non strutturale e per nulla risolutivo”.