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Democrazia e lavoro: la nostra associazione parte dalle basi

Arturo Scotto
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Mario Rossi - La Repubblica

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L’emergenza salari nel nostro paese è innanzitutto una grande questione democratica. Perché quando i salari crescono meno del resto dell’Unione Europea nell’ultimo ventennio e 11 punti di Pil si spostano da salari e pensioni a rendite e profitti a pagarne le spese è la democrazia stessa. In parole povere, qui è successa una cosa molto semplice: i molti ci hanno perso e i pochi hanno guadagnato in soldi e potere.

Può apparire banale, ma quando una società diventa così diseguale, la percezione che gli strumenti ordinari delle Costituzioni nate dalla lotta contro il fascismo e dalla Resistenza non funzionino più diventa qualcosa di più di una semplice suggestione. E aiuta a crescere le forze nate fuori da quel patto costituzionale: è quello che nei fatti è accaduto in Italia.

Questa gigantesca redistribuzione verso l’alto ha profondamente a che fare con una precarizzazione e frantumazione del mercato del lavoro ma anche e soprattutto con l’assenza di una legge sulla rappresentanza che garantisca un’applicazione erga omnes dei contratti collettivi nazionali firmati dai sindacati più rappresentativi. E quindi metta al riparo il lavoro dall’attacco ai diritti universali e dalla compressione delle retribuzioni verso il basso.

L’astensionismo di massa, la perdita di peso e di prestigio dei corpi intermedi, la fuga verso il populismo non sono fenomeni che spuntano all’improvviso. Sono l’eredità di un indebolimento delle parti sociali, di un attacco alla loro forma organizzata, di un cedimento a istanze corporative che hanno spalancato le porte alla crescita di una destra di nuovo conio che mette il lavoro esclusivamente nelle mani della lotteria delle oscillazioni del mercato.

Intendiamoci, la deregulation italiana non è attribuibile soltanto alla destra, ha purtroppo trovato sfogo e legittimità nei tanti errori che la sinistra italiana ed europea ha compiuto negli anni in cui ha avuto la presunzione di anteporre il primato della crescita alla qualità del lavoro, senza porsi il problema di stendere una rete di sicurezza per un’ampia fascia di lavoratori sbalzati fuori dai processi di globalizzazione dell’economia. Si è sposato un modello produttivo fondato su bassi salari, tutele scarse e nessuna innovazione. L’esito era chiaro: la perdita di potere d’acquisto, la crescita del lavoro povero, l’aumento del gender gap, l’incapacità di competere sulla fascia alta della catena del valore globale.

Quella svolta che abbiamo invocato con l’introduzione di un salario minimo a 9 euro lordi orari si completa dunque inevitabilmente con una legge sulla rappresentanza.

L’applicazione dell’articolo 36 della Costituzione – una retribuzione dignitosa come strumento di emancipazione – che si sposa con l’articolo 39: efficacia obbligatoria dei contratti stipulati dai sindacati più rappresentativi in termini di iscritti.

Vuol dire che lo scempio dei contratti pirata viene cancellato, che la concorrenza al ribasso di accordi à la carte viene sostituita da un principio di democrazia valido per tutti. Insomma la richiesta di una soglia minima sotto la quale è impossibile lavorare – e dunque vietato – si affianca e si completa con la rappresentatività dei contratti collettivi.

Questa è la sfida di una nuova stagione di diritti nel mondo del lavoro, che va riunificato a partire da un potere democratico che gli va restituito nel tempo dell’arbitrarietà delle precettazioni di Matteo Salvini che punta dritto a limitare il diritto di sciopero. Che non è un potere delle forze sindacali, ma innanzitutto un potere indiscutibile delle persone all’interno di uno stato democratico.

Abbiamo voluto battezzare così la prima uscita della nostra associazione Compagno è il Mondo: partendo dalla base fondamentale su cui si regge il paese. La forza del lavoro come infrastruttura principale per la coesione dell’Italia nel tempo della destra. Ne parliamo domani, sabato 25 novembre, nel convegno Democrazia e lavoro: per una legge sulla rappresentanza. Vi aspettiamo in tante e tanti, al Cinema Farnese a Roma e poi in piazza per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Lavoro e democrazia. Per una legge sulla rappresentanza.

Il 25 novembre si è tenuta a Roma la prima iniziativa di Compagno è il Mondo. Sono intervenuti tra gli altri: Pier Luigi Bersani, Maria Cecilia Guerra, Elly Schlein, Arturo Scotto, Michael Braun, Cristian Ferrari, Michele Raitano, Alessandra Raffi.
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