Intervista a Il Corriere del Mezzogiorno
di Fabrizio Geremicca
«Il Pd si è espresso ben prima dell’estate con un voto molto chiaro in Parlamento sul tetto dei due mandati per sindaci e presidenti di Regione. Non è stato certamente un voto ad personam, contro De Luca, ma è nato da una riflessione ampia e generale sull’opportunità che ci sia un ricambio nei ruoli istituzionali. La storia del presidente in carica della giunta regionale della Campania, d’altronde, è quella di un uomo che ha sempre militato in un campo politico ben preciso e ben definito. Auspico dunque che lui non vada alla rottura. Certamente il Pd non perderà la faccia e, sono fiducioso, neppure le elezioni».
Arturo Scotto, capogruppo del Pd in commissione Lavoro a Montecitorio, interviene sul caso che turba i sonni in Campania del Partito democratico, quello della volontà di De Luca di forzare le regole e di candidarsi per la terza volta alle elezioni regionali che si svolgeranno nel 2025. Ieri Enzo d’Errico, responsabile del Corriere del Mezzogiorno, in un suo editoriale ha adombrato il rischio per Schlein di «perdere la faccia o perdere la Campania» a seconda che accetti o meno la candidatura di Vincenzo De Luca.
Scotto, ai più sembra che De Luca ormai da molto tempo corra come un treno verso la terza candidatura. Con o senza il Pd, a quanto pare, ed ora con l’appoggio di Renzi. Se De Luca andrà da solo alle prossime elezioni regionali, non vede il rischio che il Pd perda le elezioni?
«Sono convinto che, a fronte di una coalizione con un programma nazionale e un chiaro profilo alternativo alla destra, tanti mondi che in questi anno hanno incrociato l’esperienza di governo di De Luca non starebbero fuori dallo schieramento di centro sinistra e non lo seguirebbero. Spero però che non si arrivi a questa frattura. Mi pare che proprio De Luca abbia elogiato la segretaria del Pd quando ha detto che è giusta la linea testardamente unitaria. Smentirebbe se stesso qualora decidesse di correre da solo. Quanto a Renzi, propone una vecchia foto sbiadita del 2015. Vecchia ormai di quasi 10 anni. Oggi c’è un altro Pd».
A quale coalizione di centro sinistra state pensando per le prossime elezioni regionali in Campania?
«Pd, Cinque Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra. Il programma va costruito e in questo proprio De Luca potrebbe dare un contributo importante. Io anche per questo sono contento che abbia cambiato idea su Schlein e abbia abbassato i toni. Aggiungo che è legittimo che De Luca chieda un bilancio di fine mandato e che è molto importante una riflessione sui suoi anni da presidente, la quale è opportuno che avvenga senza pregiudizi e torcicolli. Una riflessione politica è utile e doverosa e deve essere propedeutica ad aiutare la coalizione a costruire un profilo programmatico e a scegliere insieme una personalità. Non si deve buttare il bambino con l’acqua sporca, ma aprire il confronto».
Ammesso che alla fine ceda, quale potrebbe essere in questo scenario il ruolo di De Luca?
«Può aiutare la nuova coalizione a nascere sulla base di un’alternativa al governo Meloni. Bisognerà d’altronde anche aprire un dialogo forte con quei mondi del civismo laico e progressista che hanno vissuto in maniera problematica De Luca».
Per esempio?
«C’è il movimento Rigenera, che ha promosso una proposta di legge regionale contro il consumo di suolo e ha fortemente criticato le scelte della giunta De Luca sulla nuova legge urbanistica. Sarà importante aprire un confronto con loro e con altre realtà che in certi momenti non si sono sentite rappresentate dalla giunta De Luca».
A destra, intanto, è corsa alla candidatura. Fulvio Martusciello ha iniziato con largo anticipo la sua volata verso il traguardo, ma Fratelli d’Italia potrebbe puntare sul sottosegretario Cirielli e c’è chi vede anche un possibile impegno di Matteo Piantedosi.
«Il punto non sono i nomi. Il tema è: con che faccia il centrodestra si presenterà agli elettori della Campania dopo che il dottor Stranamore, alias il ministro Calderoli, ha costruito la tomba del Sud con la legge sull’autonomia differenziata? Tanto più ora che, attraverso i famosi Lep, si certificano le gabbie salariali e le differenze nelle prestazioni dei servizi essenziali tra regione e regione. Non so proprio come potrà il centro destra chiedere il sostegno elettorale ai cittadini della Campania».