Pubblicato su Il Fatto quotidiano
di Arturo Scotto
Non c’è mai stata nessuna rivoluzione industriale che non avesse come conseguenza naturale una riduzione dell’orario di lavoro. Pensare di affrontare lo sconvolgimento tecnologico che attraversa il capitalismo attuale senza una riflessione sui tempi di vita e di produzione sarebbe come vivere su Marte.
Non vi è dubbio che ormai esistano sperimentazioni più diffuse di quelle che conosciamo: Banca Intesa Sanpaolo è partita a gennaio, la multinazionale Mondelez International, che controlla i marchi Oro Saiwa, Oreo, Toblerone, Milka, Fattoria Orsella, Sottilette e Philadelphia, ha scelto di seguire anche in Italia la linea intrapresa in Belgio. Tutte sperimentano la settimana corta come gli ultimi accordi in Luxottica e Lamborghini.
Il dato che colpisce è uno: nonostante le ore lavorate nel nostro paese siano più di trecento rispetto alla media europea questo non incide sui dati della produttività, anzi è probabilmente causa di una delle produttività più basse in Europa. La sfida della riduzione dell’orario di lavoro ha dunque una triplice portata: aiutare l’innovazione del sistema produttivo, liberare il tempo di vita, ridurre l’impatto delle emissioni. Pensiamo solo a quest’ultimo aspetto: la settimana corta significa anche meno inquinamento, sia nella produzione che nella mobilità, significa rivisitazione degli orari delle città, signifca liberare spazio per attività familiari, sociali e culturali.
La nostra proposta vuole aiutare questo passaggio, vuole governare la transizione anziché subirla. Se non governata, l’intelligenza artificiale combinata alla transizione ecologica e digitale genera inevitabilmente, nell’immediato, una contrazione dei posti di lavoro.
Il Fondo nuove competenze, cofinanziato dal Fondo sociale europeo, va allargato alla sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Questo fondo ha come scopo fondamentale quello di aiutare la contrattazione collettiva nazionale a promuovere sperimentazioni della settimana corta.
I sindacati metalmeccanici nella piattaforma unitaria per il rinnovo del contratto di un milione e mezzo di lavoratori e di lavoratrici hanno introdotto l’obiettivo delle 35 ore a parità di salario. Non era mai accaduto e dà il senso di quanto questa sfida rappresenti uno spartiacque tra passato e futuro. Noi siamo pronti a raccoglierla e ad aprire una discussione in tutto il Paese e in Parlamento. Il governo si confronti senza pregiudizi.