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Tridico: lavoro, più sicurezza per i subappalti

Pasquale Tridico - la Repubblica
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Mario Rossi - La Repubblica

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Pubblicato su Repubblica

di Pasquale Tridico

Caro Direttore,

la tragedia sul lavoro consumatasi a Firenze, la settimana scorsa, è costata la vita a 4 lavoratori; ha causato 3 feriti, e c ‘è ancora un disperso. Una strage. Un terremoto. Abbiamo usato tante parole forti per questo incidente, l’ennesimo, che insieme a tanti altri, in un anno, causano oltre mille morti, più di 3 al giorno. Da questo incidente emergono quattro dati, o considerazioni importanti, utili per le politiche pubbliche e per una riflessione collettiva. Innanzitutto, la maggior parte degli operai morti sono stranieri: Muhamed Toukabri, tunisino, 53 anni. Mohamed El Farhane, 24 anni, originario del Marocco, come Taoufik Haidar, 43 anni. È marocchino anche Bouzekri Rahimi, 56 anni, disperso. La quarta vittima è Luigi Coclite, operaio di Teramo. Contrariamente alle stragi di violenza, questa volta non sono stati enfatizzati le origini straniere di queste persone. Il che mi sembra il primo dato interessante di questa ennesima strage sul lavoro, che evidenzia come gli stranieri oggi in Italia contribuiscano maggiormente con il loro lavoro, e purtroppo anche con la loro vita, a tenere in piedi settori strategici del nostro tessuto produttivo, come l’edilizia, ma anche l’agricoltura, i trasporti e la logistica, dove si concentrano maggiormente infortuni e morti. Questi settori sono anche quelli a maggiore irregolarità contributiva, lavoro nero o grigio, situazioni di sicurezza peggiori, e norme che a fatica vengono rispettate. E questa è proprio la seconda importante considerazione: bisogna in tutti i modi far rispettare le norme sulla sicurezza, in questi settori soprattutto, anche se costa molto tempo e danaro. Esattamente quel tempo e quel danaro che la catena dei subappalti pretende di non dover perdere, perché le aziende si aggiudicano i subappalti se fanno risparmiare danaro e abbreviano i tempi.

Ed è per questo che ha ragione Maurizio Landini, leader della Cgil, a prendersela soprattutto con la deregolamentazione che recentemente ha interessato la catena di subappalti. Questa catena porta sempre più aziende, parcellizzate e piccole, a partecipare al progetto generale di completamento dell’opera, non solo abbassando costi, ma attirando anche piccole aziende che investono poco e male in formazione e sicurezza, e sono spesso scarsamente coordinate rispetto al resto del cantiere. Nella tragedia di Firenze, secondo alcune testimonianze riportate dai giornali, il crollo è dovuto alla caduta di un solaio a cascata sui piani più bassi, a causa di un trave-pilone non ancora ultimato. Se fosse così, e ce lo diranno le indagine della magistratura, sarebbe un “banale” problema di coordinamento tra squadre diverse che si occupavano, nella catena di subappalti, di porzioni diverse del cantiere, che raggruppava infatti 63 aziende in un dedalo scomposto che nemmeno comunicano tra loro bene. Questo è anche ciò che ha contribuito alla strage di Brandizzo, l’incidente dello scorso settembre, che ha causato la morte sul lavoro di 5 operai che lavoravano in subappalto per la riparazione dei binari ferroviari di Ferrovie dello Stato. Carenze di coordinamento tra squadre di aziende diverse, tempi ristretti su cui effettuare riparazioni, informazioni di vitale importanza, come passaggi di treni e orari, date con estrema superficialità.

Per questo bisogna agire in due modi, da una parte rafforzando le pene ed inserire il reato di omicidio sul lavoro, dall’altro estendere le tutele del codice degli appalti anche al settore privato.La terza considerazione rilevante da un punto di vista politico è l’assenza di una visione compiuta da parte del Governo sulla sicurezza sul lavoro. Il progetto delle grandi assunzioni dell’Ispettorato si è fermato, mancano 2600 ispettori, dopo gli ultimi due concorsi del 2021 e del 2022 che hanno portato circa 1200 ispettori nel 2021 e circa 600 successivamente, portati avanti da Bruno Giordano, ex capo Inl, che ha aumentato del 65% l’organico, e frettolosamente fatto fuori da questo Governo, accecato dalla volontà di mettere persone fidate nelle posizioni di controllo, prima ancora che scadessero o portassero a termine il loro mandato. Del resto questo è successo anche in altri enti pubblici, con risultati molto discutibili o in alcuni casi completamente assenti, come in Inps e Inail, senza un presidente, un cda e una governance definita, dopo quasi un anno di commissariamento, e Istat, senza ancora un vertice. Per non parlare di Anpal, rilanciata con la riforma del programma Gol voluto nel Pnrr dalla Catalfo e attuato da Orlando, che avrebbe potuto essere l’arma principale sulle politiche attive del lavoro di questo governo, e che invece viene inopinatamente soppresso a decorrere dal 1 marzo 2024. Questa situazione denota una gravissima confusione sulla governance del lavoro. Infine, sembra sparito dal dibattito, quanto lo Stato possa fare in maggiore prevenzione accedendo ai fondi del cosiddetto “tesoretto Inail”, accumulato negli anni come differenza tra pagamenti per i premi assicurativi e prestazioni pagate per infortuni. Una cifra vicina ai 35 miliardi di euro. Negli ultimi anni Inail ha investito molto in prevenzione, con fondi dedicati e bandi per le aziende, come il bando Isi che cuba circa 500 milioni all’anno. Ma qui ci sono ancora molti spazi per aumentare l’investimento in prevenzione, e sarebbe un errore girare i risparmi di Inail in economia a riduzione del debito o in altri settori poco coerenti.

Lavoro e democrazia. Per una legge sulla rappresentanza.

Il 25 novembre si è tenuta a Roma la prima iniziativa di Compagno è il Mondo. Sono intervenuti tra gli altri: Pier Luigi Bersani, Maria Cecilia Guerra, Elly Schlein, Arturo Scotto, Michael Braun, Cristian Ferrari, Michele Raitano, Alessandra Raffi.
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