Intervista a Il Fatto quotidiano
di Wanda Marra
«La letterina mostrata da Giorgia io credo di averla ricevuta sette-otto volte durante il Covid». Così Roberto Speranza, ex ministro della Salute del governo Conte, commenta l’atteggiamento della premier sul caso Almasri. Ma oggi, nelle vesti di big del Pd, esponente di punta di un’area che va da Nico Stumpo a Dario Franceschini, ci tiene a indicare la strada per una coalizione, a partire proprio da quell’esperienza di governo.
L’idea di Franceschini – marciare divisi per colpire uniti – è giusta?
Colpire uniti è sicuramente la premessa indispensabile per vincere le elezioni. Nel 2022 il centrodestra va al governo prendendo 12 milioni e 300 mila voti, le forze oggi all’opposizione 1 milione e mezzo di voti in più, 13 milioni e 800 mila. Se si va divisi, negli uninominali vincerà ancora la destra. L’idea di archiviare l’errore madornale fatto nel 2022 è sacrosanta.
Conte dice di «guardare con attenzione» alla possibilità di accordi nei collegi.
È un’affermazione rilevante, che apprezzo molto. È importante che abbia detto di sì. Se si va uniti nei collegi uninominali, nel proporzionale le liste sono collegate allo stesso candidato, anche se ognuna con il proprio simbolo e la propria identità. L’unità nei collegi è la prima mattonella.
Che fine fa l’amalgama Pd-5S?
La mia esperienza è che sui temi reali siamo più vicini di quello che appare. Ricordo il sostegno senza precedenti alla sanità pubblica durante il Covid o la decisione di bloccare i licenziamenti. Dietro queste scelte c’è un’idea di paese che ci unisce. Non è vero che l’alternativa alla Meloni non esiste, l’abbiamo già vista al governo e dobbiamo rivendicarla. Siamo già uniti sulla difesa dei valori della Costituzione, sulla battaglia contro il premierato, l’autonomia differenziata, sul salario minimo. La proposta di Dario serve a sgomberare l’idea che il campo si possa rompere, anche consentendo di non spaventarci delle differenze che ci sono. Ad esempio sulla politica estera e sull’immigrazione.
Molti hanno letto Franceschini come una messa in discussione del fatto che la Schlein possa guidare il governo. Sarà la candidata premier?
Per me naturalmente lo è, come leader della principale forza di opposizione. Sgombrerei il campo dai federatori. I partiti hanno i loro leader, che si misureranno con il consenso popolare.
Anche la vostra corrente sarebbe di supporto alla segretaria?
Ho scelto di non organizzare la corrente degli ex Articolo Uno: tutti quelli che sostengono Elly devono provare a ragionare insieme, in maniera nuova, per rafforzare il percorso di cambiamento.
La Meloni non vuole andare in Parlamento a parlare di Almasri. Lei e Conte come vi siete comportati durante il Covid?
Abbiamo reagito in modo molto diverso: quando un ministro o un premier sono chiamati in Parlamento, devono andare sempre e comunque. Non fuggire. Dal primo provvedimento sui rave party all’ultimo messaggio social sull’indagine, il governo sembra voler distrarre il pubblico e i problemi reali sono derubricati. Come opposizione non dobbiamo cadere nella trappola: Meloni deve venire in Aula, ma noi dobbiamo partire dai problemi reali del paese.
Le vostre inchieste a che punto sono?
Tutte archiviate con formula piena.
La fondazione di An finanziò l’associazione dei familiari delle vittime Covid da cui partì l’inchiesta di Bergamo?
Sì. Ho letto di 25 mila euro di donazioni. Trovo incredibile che la capa di un partito la cui fondazione ha finanziato quell’associazione ora faccia la vittima.
Perché votò il Jobs act?
Io insieme ad altri, dopo una difficilissima discussione, votammo solo per responsabilità anche sulla base di una mediazione poi del tutto tradita dai decreti delegati. Non si scambi mai quel voto che tanti hanno dato con un consenso che non c’era. Quella mediazione fu tradita e fu una delle ragioni che poi ci portò a uscire da quel partito. Ora ho firmato il referendum per abolirlo e mi spenderò per sostenerlo.
Lei è eletto in Campania. De Luca deve partecipare alla scelta del suo successore?
Dipenderà da lui. Se prevale la politica, sì. Se prevale il muro contro muro diventa molto più complicato.