di Vincenzo Visco
Il Governo Meloni ha assunto una postura attendista e quasi negazionista nei confronti dei dazi decisi da Trump contro l’Ue, sostenendo che non bisogna provocare ansia e allarmismo. Così si consiglia prudenza in Europa, si frena sulle reazioni, si spera in trattative bilaterali positive, rifiutandosi di guardare in faccia la realtà, e aspettando di poter ottenere indicazioni o direttamente dallo stesso Trump, o per lo meno da Vance. In verità, se qualcuno ti bullizza senza motivo, vi sono due alternative: se sei sufficientemente forte, puoi provare a resistere e reagire autonomamente e direttamente, e non è questo il caso né dell’Italia, né degli altri paesi europei presi singolarmente; altrimenti puoi cercare aiuti, alleanze e accordi con altri per una difesa comune, e questa appare a tutti la soluzione più logica. Ma se fai finta di niente e non fai niente, o sottovaluti la situazione, o addirittura neghi l’evidenza, puoi essere certo che prima o poi sarai ridotto in schiavitù.
Naturalmente bisogna intervenire con lucidità ed equilibrio, valutando con precisione gli effetti dei dazi americani sull’economia europea, e i settori su cui intervenire in modo da evitare che i dazi europei contribuiscano a creare inflazione in Europa, ma qualcosa bisogna fare, anche per poter disporre di materia su cui trattare. E da questo punto di vista è evidente che il terreno su cui gli Usa sono più vulnerabili è rappresentato dai grandi monopolisti del web che possono essere colpiti con appositi dazi sui loro fatturati, (piuttosto che con un aumento della web tax che dovrebbe applicarsi necessariamente anche alle imprese domestiche). Altro settore vulnerabile è quello dei servizi finanziari, così come si potrebbero estendere a Tesla i dazi sulle auto elettriche cinesi.
L’unica cosa che non si può fare è prendere tempo senza far niente, che è la strategia che sembra preferire il Governo Meloni, che finora ha solo chiesto di sospendere il patto di stabilità (oltre al Green deal) per poter aumentare il debito pubblico, dimenticando che fino a pochi giorni fa il ministro Giorgetti sosteneva, correttamente, che le nostre condizioni finanziarie non ci consentono di aderire al programma di riarmo europeo. Si tratta di posizioni ed atteggiamenti molto pericolosi.